La Provincia di Reggio Emilia aderisce alla campagna Eternit Free

La Provincia di Reggio Emilia aderisce alla campagna Eternit Free. La presentazione dell’iniziativa è avvenuta oggi, 22 febbraio, alla presenza di Sandro Scollato, responsabile della campagna Eternit Free per AzzeroCO2, Mirko Tutino, Assessore Ambiente della Provincia di Reggio Emilia, Massimo Becchi,presidente di Legambiente Reggio Emilia, e Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna.

Ideata da AzzeroCO2 e Legambiente, la campagna Eternit Free, alla quale hanno già aderito 26 Province e 4 Regioni, ha l’obiettivo di promuovere la sostituzione di tetti in eternit con impianti fotovoltaici presso le aziende del territorio, beneficiando degli incentivi speciali introdotti dallo Stato. Il DM del 19 febbraio 2007 introduce infatti un meccanismo di incentivazione che agevola la sostituzione delle coperture in amianto dei capannoni industriali o agricoli con impianti fotovoltaici. Tale incentivazione è stata mantenuta nel quarto Conto Energia del 5 Maggio 2011, in vigore dal 1 giugno scorso. Per le imprese si tratta di un’occasione unica per realizzare gli obiettivi di risparmio energetico e di tutela del territorio e dei cittadini con i minori costi possibili e con un significativo ritorno di immagine.

"La Provincia di Reggio Emilia ha deciso di aderire al progetto Eternit Free – dichiara Mirko Tutino - ed alla campagna di Legambiente e di AzzeroCO2 per favorire la rimozione di coperture nocive per la salute dell'uomo e la loro sostituzione con pannelli fotovoltaici capaci di produrre energia pulita. Nel corso degli ultimi anni, anche grazie alla collaborazione con Legambiente, Comitati Civici e con le imprese che si occupano del ciclo rifiuti, sono aumentate le quantità di eternit inviate a smaltimento. Tuttavia le coperture in amianto a Reggio Emilia sono ancora numerose, vista l'alta densità di edifici ad uso agricolo o produttivo presenti nel nostro territorio. 
Inoltre è importante segnalare come la bonifica dei siti e lo smaltimento di amianto, nei casi di abbandono del materiale, determini notevoli costi a carico delle pubbliche amministrazioni (cioè delle tariffe sugli utenti)".

Con l’adesione alla campagna Eternit Free, inoltre, la Provincia di Reggio Emilia si attiva operativamente nel perseguimento delle indicazioni europee, che impongono entro il 2020 un abbattimento del 20% delle emissioni di CO2, dei consumi energetici e un pari incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili. La sostituzione delle coperture in amianto dei capannoni ad uso agricolo e industriale con i pannelli fotovoltaici, infatti, oltre ad indubbi benefici all’ambiente e alla salute dei cittadini, porterà un incremento della produzione di energia rinnovabile sul territorio nonché una forte contrazione delle bollette per le aziende che potranno realizzare in proprio gli interventi.

“Legambiente Reggio – dichiara Massimo Becchi – ha realizzato nei mesi scorsi due Gruppi di Acquisto Solare, che oltre portare alla realizzazione di decine di impianti, in alcuni casi hanno beneficiato proprio degli incentivi del conto energia per la sostituzione del tetto in eternit. Infatti è previsto una maggiorazione di 0,05 €/Kwh,ovvero per un piccolo impianto domestico inferiore ai 3Kw realizzato nel primo semestre di questo anno, si passa da 0,274 a 0,324 per tutta la durata dell’incentivo (20 anni), con un contributo quindi che nel tempo ripaga ampiamente l’investimento.
La necessità di smaltire in modo corretto l’eternit è fondamentale, visti i rischi connessi alla salute, e i troppi abbandoni che ogni anno le nostre Guardie Ecologiche rinvengono sul territorio. Solo nel 2011 sono stati oltre una cinquantina, a volte con pochi materiali, altre volte con pacchi di lastre, scaricate da mezzi dotati di gru, con quintali di materiale, il cui costo di smaltimento ricade quasi sempre sulla collettività. Questa pratica si è intensificata negli ultimi due anni, a fronte della crisi economica, che ha visto da parte di alcuni soggetti “esternalizzare” i costi di produzione. Basta purtroppo addentrarsi in vie secondarie o carraie per trovare dell’eternit abbandonato. Altre volte si assiste al degrado di vecchi edifici industriali o zootecnici, con crolli di parte del tetto con conseguente dispersione e frantumazione della copertura in eternit”.
“L’adesione della provincia di Reggio Emilia, la prima in Emilia Romagna, alla campagna Eternit Free è un passo molto importante per la lotta all’amianto in questa regione – ha dichiarato Sandro Scollato, responsabile della campagna Eternit Free per AzzeroCO2 – Dal censimento regionale dell’amianto effettuato (e riportato dal dossier di Legambiente “Liberi dall’amianto”), infatti, risulta che in Emilia Romagna l’eternit è presente in oltre 1000 edifici pubblici e in 158 località tra siti e aree industriali. La campagna Eternit Free è quindi un’ottima occasione per liberare il territorio da una sostanza nociva per la salute e incrementare l’utilizzo delle rinnovabili”.
“La lotta ai cambiamenti climatici con un maggiore utilizzo delle rinnovabili e l’eliminazione dell’amianto dai nostri tetti sono entrambe sfide cruciali per i prossimi anni – ha detto Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna – Entrambe si combattono in buona parte con scelte e comportamenti consapevoli dei cittadini e lo sforzo degli enti locali. Per questo siamo soddisfatti dell’adesione alla campagna da parte della provincia di Reggio Emilia, la prima in Emilia Romagna e soprattutto in un territorio fortemente colpito dagli effetti dell’eternit”.

 
Corso per aspiranti GEV

Riparte in marzo il corso per aspiranti guardie ecologiche volontarie di Legambiente Reggio Emilia: 4 serate in cui verrà presentata l'attività di una GEV, la normativa di riferimento, le segnalazioni ambientali.

Il corso è propedeutico al corso vero e proprio per diventare guardia ecologica volontaria che si terrà verso fine anno e della durata di 80 ore (60 di teoria e 20 di pratica).

Tutte le serate sono gratuite e aperte a tutti!

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Nuovo progetto per le scuole!

PROGETTO GRATUITO DI LEGAMBIENTE PER LE SCUOLE REGGIANE SUI RIFIUTI ELETTRONICI - UN TESORO ELETTRONICO: I RAEE

Parte quest’anno per la prima volta il nuovo progetto RAEE (Rifiuti Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) proposto da Legambiente Reggio Emilia con il patrocinio della Provincia e la collaborazione di UNIECO AmbienteTREDCARPI rivolto alle scuole primarie della provincia. Il programma è volto alla promozione della crescita di una cultura attenta all’ambiente e in particolar modo al sempre più massiccio utilizzo di apparecchiature elettriche ed elettroniche e i principali problemi derivanti.

I RAEE costituiscono una parte preponderante dei nostri rifiuti e la loro crescente diffusione determina un continuo e sempre maggiore rischio di abbandono nell’ambiente o in discariche e termovalorizzatori con conseguenze di inquinamento del suolo, dell’aria e dell’acqua che si ripercuotono sulla salute umana. Nel 2008 mediamente ogni cittadino reggiano produceva 2,8 kg/anno di questiu rifiuti, mente solo due anni dopo (nel 2010) si è arrivati a 6,9 kg, ovvero quasi 3.500 tonnellate annue.

Grazie al contributo di Unieco Ambiente e TredCarpi è stato possibile realizzare il progetto a costo sero per le scuole, il cui obiettivo è la conoscenza delle tecniche di smaltimento e il riutilizzo di tali prodotti che vanno trattati correttamente e destinati al recupero differenziato dei materiali di cui sono composti come il rame, il ferro, l’acciaio, l’alluminio, il vetro e ancora l’argento, l’oro, il piombo e il mercurio evitando così uno spreco di risorse che possono essere riutilizzate per costruire nuove apparecchiature oltre che alla sostenibilità ambientale.

Ai RAEE appartengono tutte quelle apparecchiature che per un corretto funzionamento dipendono dall’energia elettrica, sia come utilizzatrici che come generatrici come i grandi e piccoli elettrodomestici, le apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni, quelle di consumo e illuminazione, i giocattoli e le apparecchiature per lo sport e il tempo libero, dispositivi medici e di monitoraggio e  distributori automatici.

Questo progetto è rivolto alle classi 3ª, 4ª e 5ª elementare di tutte le scuole primarie della provincia, attraverso lezioni partecipate ed interattive. La fase finale prevede un particolare approfondimento e la presentazione di un elaborato che in seguito ad una selezione  darà la possibilità all’intera classe di partecipare ad una visita guidata presso gli impianti TREDCARPI di Fossoli di Carpi (Mo).

Il periodo di svolgimento delle lezioni è da marzo a maggio 2012.

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Il lato nascosto del turismo invernale sul nostro Appennino

IL LATO NASCOSTO DEL TURISMO INVERNALE SUL NOSTRO APPENNINO
IMPIANTI SCIISTICI ABBANDONATI A CIVAGO E AL VENTASSO
NECESSARIO UN RIPRISTINO DEI LUOGHI

“Seguendo le indicazioni che ci giungevano da più parti – dichiara il presidente di Legambientre Reggio Emilia Massimo Becchi – abbiamo fatto con alcune Guardie Ecologiche di Legambiente una prima escursione cercando il lato più nascosto del turismo invernale sul nostro appennino, quello legato allo sci, turismo sempre più in crisi negli ultimi anni e che pare voler lasciare in eredità alle generazioni future un ricordo non certo edificante. A seguito di fallimenti o dismissioni sono infatti stati lasciati abbandonati impianti di risalita (skilift), spesso muniti ancora delle stazioni di partenza e di quelle di rimando, delle linee, con anche i piattell”.

La situazione in località La Romita a Civago di Villa Minozzo è quella più preoccupante, con due impianti di risalita, che dall’albergo in disuso salgono sulle pendici del Monte Giovarello, impianti dismessi da diversi anni, vista la vegetazione che è ricresciuta sulle piste da sci e sotto i piloni delle risalite.

Gli impianti sono: uno di più ridotte dimensioni che dall’Albergo sale a quota 1.375 metri circa e uno che da quota 1.260 in località Paesine porta a quota 1.657 entrambi sulle falde del Monte Giovarello. Nella stazione di partenza del secondo impianto è presente una struttura in legno all’interno della quale sono presenti materiali in evidente stato di abbandono, nonché una struttura in cemento armato poco distante con i quadri elettrici principali ed un annesso magazzino. Sul percorso delle piste sono presenti i punti di attacco dei cannoni per l’innevamento artificiale, sia idrici che elettrici, molti dei quali mancanti di parti e in stato di completo abbandono.

Nei pressi dell’Albergo è presente inoltre una struttura metallica aperta, all’interno della quale è presente un gatto delle nevi in stato di abbandono ed anche altro materiale sia all’interno che all’esterno, come cisterne per il gasolio, una cabina di un gatto delle nevi, materiali plastici e metallici.

La situazione del Ventasso è meno drammatica, ma certamente sconfortante: anche qui sono presenti due impianti di risalita sciistici in evidente stato di abbandono (la vegetazione si è già ripresa il suo spazio), testimoniato dall’incuria in cui versano (tralicci e funi laddove presenti) e i macchinari per il funzionamento degli stessi. Nell’impianto a fianco del Lago Calamone si notano invece i tralicci e le strutture in muratura di sostegno dei macchinari anch’esse in stato di evidente dismissione.

La normativa dell’ U.S.T.I.F. (Ufficio Speciale Trasporti e Impianti Fissi del Ministero dei Trasporti) prevede che un impianto a fune terrestre senza più il nullaosta dell’ Ufficio stesso (quindi arrivato a fine vita) debba essere “steso a terra” ovvero completamente smantellato. La situazione reggiana non è comunque molto dissimile da altre regioni del nord italia, dove si contano decine di impianti dismessi ed abbandonati, quasi sempre per mancanza di neve.

“Purtroppo ormai i giorni di innevamento naturale sotto quota 1.500 metri sono statisticamente insufficiente – conclude Becchi - a mantenere in funzione e redditivi gli impianti sciistici sul nostro appennino, ma non per questo è giustificato l’abbandono degli stessi una volta dismessi. Prima che il bosco torni completamente a colonizzare sia le piste da sci che l’area delle risalite è necessario provvedere al loro smantellamento, asportando le condutture per l’innevamento artificiale, i cavi elettrici interrati e i tralicci con i loro basamenti, restituendo al territorio la sua originale conformazione. Purtroppo la cattiva gestione ha spesso determinato il fallimento delle società che gestivano questi impianti, lasciandoci una pesante eredità”.

Il sopralluogo compiuto nei giorni scorsi non resterà isolato, visto che in altre località del nostro appennino la situazione non è migliore. Il video con le riprese degli impianti è visibile sul sito www.legambientereggioemilia.it

L’ufficio stampa: 348.7419763

 
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